Non solo il mondo dell’associazionismo si mostra perplesso dinanzi al decreto legge contro il femminicidio approvato alcune settimane fa dal Consiglio dei Ministri: anche la Corte di Cassazione, nei giorni scorsi, ha avanzato alcune perplessità. Bene la querela non revocabile contro il violento, che rappresenta la “novità più rilevante”, e le nuove misure di tutela introdotte – dice la suprema corte – ma occorre rafforzare la parte relativa allo stalking e agli atti persecutori. In particolare, gli ermellini si sono mostrati perplessi dal fatto che il decreto non abbia previsto un’aggravante per il reato di atti persecutori commessi in presenza di minori aggravante che invece è prevista per i maltrattamenti commessi alla presenza di minori di 18 anni. Dubbi analoghi vengono anche sollevati sulla parte relativa alla violenza sessuale (non si prevedono aggravanti per coniugi o ex coniugi), mentre sulle modifiche introdotte sulle fasi del procedimento la Cassazione segnala alcune incoerenze.