Il manifestino di Don Piero Corsi, parroco di San Terenzo di Lerici sul fenomeno del femminicidio parla chiaro: «Una stampa fanatica e deviata attribuisce all’uomo che non accetterebbe la separazione la spinta alla violenza. Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast-food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise». Diciamo che sono dichiarazioni surreali, ahimè condivise da una parte non indifferente dell’opinione pubblica che ancora considera queste tragedie frutto di un raptus di rabbia e follia spesso provocato dai comportamenti “non allineati” di donne, mogli, madri e fidanzate. Verrebbe voglia di fare della facile ironia sul quadretto familiare disegnato dal nostro parroco, una situazione ancora più devastata da quella descritta dalla canzone dei Dik Dik sull’uomo lasciato solo dalla sua donna:
“…quanta polvere c’è,
dentro casa è tutto un velo,
La cucina guarda che cos’è
quanti piatti sporchi da lavare
e mia madre sempre qui
che ripete non lasciarti andare
questa casa è tutta da bruciare…”
Uno stato di degrado in cui il poveraccio abbandonato è costretto a vivere a causa di una compagna arrogante ed egoista, tanto da scegliere la soluzione dell’omicidio come unica strada possibile per rimettere a posto tutto quel disordine. D’altronde come condannare un uomo che uccide quando gli viene servita una cena da fast-food, peraltro fredda di frigorifero?? Sono colpe impossibili da giustificare.
Il miglior commento al parroco di San Terenzo appare poche righe dopo sullo stesso giornale che ospita le sue colorite dichiarazioni: “A Bordighera un uomo ha ucciso a colpi di fucile da caccia la moglie e la cognata poi si è sparato all’addome, non avrebbe accettato la separazione. Secondo una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri, la moglie, spalleggiata dalla sorella Franca, si rifiutava di tornare nella casa del marito. La notizia, comunicata nel giorno di Natale, lo avrebbe fatto arrabbiare e, in un raptus, ha imbracciato il fucile e ha sparato”.
L’ennesimo raptus, che noi invece chiamiamo l’ennesima esecuzione annunciata, chissà se Don Corsi ha scoperto come novello investigatore il movente di questo delitto: una camicia stirata male? Un soufflè venuto moscio? Una tovaglia con evidenti tracce di sugo della cena precedente? Tutte attenuanti che la difesa del povero omicida userà nel processo, provocazioni odiose che sono evidenti prove di responsabilità condivise. E’ chiaro che la vittima ha fatto di tutto per essere uccisa.
Tutto andrebbe archiviato nel folclore italico che da sempre ci offre queste tristi macchiette strapaesane, il prete intransigente, il politico donnaiolo, ecc ecc. Se non fosse che il nostro parroco ha deciso di spretarsi e rientrare a pieno titolo nella categoria degli uomini liberi, provocando il panico tra singles e divorziate, che stanno facendo circolare la foto dell’ex Don tra le amiche, consigliandole vivamente di non cadere nella trappola di qualche relazione romantica che potrebbe costargli molto cara.
Serena Dandini