C’è il reato di immigrazione, che rende impossibile alle donne migranti l’accesso alla giustizia nel nostro Paese. Ma poi c’è anche la tratta degli esseri umani, le mutilazioni genitali, le violenze nei centri di permanenza temporanei e quelle di tutti gli altri luoghi abitati da una società che ancora discrimina chi arriva in Italia da lontano. Sono numerosi i fattori che nel nostro Paese aumentano la vulnerabilità delle donne straniere, bersaglio sul quale si concentrano violenze di vario tipo. Ne ha parlato Maura Misiti, ricercatrice del Cnr e coautrice di Ferite a morte, nell’intervista concessa al Fatto quotidiano. «Se si analizzano i dati raccolti dal numero verde antiviolenza delle Pari opportunità, 1522, – spiega Misiti – si evidenzia che circa il 9% delle donne che si rivolgono al servizio sono straniere. Il 53% di queste denunciano casi di violenza fisica, contro un 35% di donne italiane. E per quanto riguarda la violenza psicologica si parla di un 18% di straniere contro il 12% di connazionali, dove generalmente l’autore della violenza subita è il marito, convivente o fidanzato». Qui trovate l’intervista integrale.