Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, ha voluto accogliere con un videomessaggio l’arrivo di “Ferite a morte” a Bari. «Il femminicidio – ha detto – ha a che fare sempre con la volontà di potenza di chi non sopporta che una donna possa decidere con la propria testa, con il proprio corpo, che possa sottrarsi ad una forma di dominio e che possa darsi l’agio di essere libera nelle proprie scelte. Sono storie, ciascuna nella propria specificità, che ripetono un copione insopportabile. A quel copione io credo che sia giusto rispondere soprattutto con l’elaborazione del lutto, raccontando il dolore delle donne e raccontando la miseria del maschile che cerca il proprio piacere esprimendosi come dentro la performance, la mitologia di divinità in cerca di onnipotenza. Io credo – ha proseguito Vendola che il femminicidio non possa essere affrontato in chiave prevalentemente di codice penale o di recrudescenza delle norme penali. Il femminicidio chiede a noi di smontare l’intero vocabolario, di fare a pezzi l’intera sintassi e la grammatica dei rapporti tra i generi, ci chiede una lunga opera di ascolto, di ascolto di ciò che significa e di ciò che ci manda a dire la libertà delle donne. Per questo – ha concluso – vorrei ringraziare di cuore Serena Dandini e dirle che, insieme alla mia amicizia, lei ha veramente la mia stima per questo impegno, per questo lavoro, per questa fatica».